La sostenibilità economica e finanziaria dell’industria lombarda

La sostenibilità economica e finanziaria dell’industria lombarda

25 Giugno 2019

 

Milano 27 giugno 2019 h. 10

Auditorium Levi dell’Università Statale

Via Valvassori  Peroni 21

Discussione della ricerca

“La sostenibilità economica e finanziaria dell’industria lombarda”.

La Fiom CGIL Lombardia, con la collaborazione scientifica dell’associazione Economia e Sostenibilità (EStà), ha svolto una ricerca sull’industria lombarda. L’analisi è stata condotta attraverso due distinte prospettive, una di taglio macroeconomico e una di taglio microeconomico. La prima ha analizzato i dati relativi alla produzione metalmeccanica regionale, ponendoli in relazione con le politiche di ricerca dell’Unione europea e con i risultati di altre regioni e stati continentali. La seconda ha analizzato per l’intero periodo 2008 – 2017 i dati di bilancio delle aziende metalmeccaniche lombarde, ponendo in relazione valore aggiunto, costo del lavoro, occupazione, investimenti immateriali.

 

Programma

h. 9.45 Saluti dal rettore dell’Università statale

h. 10 Introduzione di Alessandro Pagano – FIOM CGIL Lombardia e Andrea Di Stefano – EStà.

h 10.15 Prima sessione: “Crescita, specializzazione manifatturiera e paradigma tecnologico: il caso italiano e lombardo a confronto con l’Europa”

·       Presentazione di Roberto Romano – CGIL Lombardia – EStà

·       Discussione con, Silvia Spera – Segreteria CGIL Lombardia; Gianni Pietro Girotto – Presidente Commissione Industria, Commercio, Turismo del Senato*; Mario Noera – Università Bocconi.

 

h. 11.15 Seconda sessione: “Valore aggiunto, redditività e lavoro nelle imprese metalmeccaniche lombarde”

·       Presentazione di Alessandro Santoro – Università Bicocca.

·       Discussione con Attilio Fontana – Presidente Regione Lombardia*, Elena Lattuada – Segretario Generale CGIL Lombardia; Livio Romano – Centro Studi Confindustria; Anna Maria Variato – Università di Bergamo.

h. 12.15 Conclusioni di Francesca Re David – Fiom CGIL.

Modera Massimiliano Lepratti – EStà

* In attesa di conferma

Effetti climalteranti del trasporto agroalimentare

© Anna-Kaisa Jormanainen

Gli effetti climalteranti del trasporto agroalimentare variano in funzione del contesto territoriale e dell’organizzazione della filiera. Solo una valutazione complessiva e simultanea dei trade-off – quelli tra sostenibilità ambientale delle componenti produttive e trasportistiche di una filiera e quelli tra chilometri percorsi dalla merce ed efficienza del sistema logistico – permette l’individuazione delle soluzioni più sostenibili.

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Efficienza energetica della filiera alimentare: scenari a confronto

© Steve Scott, Sushi Train

La ristorazione scolastica pubblica milanese, con i suoi 80.000 pasti giornalieri, influenza significativamente i flussi di energia e materia all’interno di un territorio. Un’analisi degli impatti ambientali prodotti durante il ciclo di vita degli alimenti utilizzati, può influenzare in modo significativo tali flussi e portare alla definizione di scenari ottimali di produzione, trasformazione e consumo a scala locale.

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Le opportunità per le imprese nel processo di trasformazione verso un’economia ecologica

© AQ studio (Adam Quest), 2013

Le opportunità per le imprese nel processo di trasformazione verso un’economia ecologica

21 Dicembre 2016

© AQ studio (Adam Quest), 2013
AQ-studio-2013

La portata delle decisioni prese durante la COP 21 di Parigi va oltre gli aspetti diplomatici e formali, vi è in gioco un processo di riduzione dei gas climalteranti e di decarbonizzazione che incide profondamente sulla programmazione del modello economico e che sta producendo impegni e accordi applicativi.
Alla COP 22 di Marrakech alcuni grandi Stati (tra cui Germania, Messico, USA) ed alcuni Stati Nordeuropei hanno presentato piani di decarbonizzazione completa della loro economia entro il 2050, piani di ampio respiro che non si limitano al solo tema, pur importantissimo, dell’energia.

L’Italia è in forte ritardo, un problema dovuto anche agli svantaggi creati da un sistema produttivo come il nostro, estremamente frazionato in piccole e medie imprese. I possibili attori produttivi nazionali che, per storia e dimensione, potrebbero essere investiti di un compito strategico sono pochi: ENI, ENEL e non molto di più (considerando che Leonardo-Finmeccanica ha altri orientamenti).
Nel complesso le scelte italiane sono molto più orientate verso l’adattamento difensivo al contesto anziché verso la proiezione strategica. Adattamento al contesto significa ad esempio che da noi il tema dell’efficienza energetica è stato interpretato come un mero problema di risparmio e non come l’occasione per un riesame sistemico di tutti i fattori che contribuiscono a creare esiti negativi.
Per modificare il senso di marcia occorrono invece politiche di ampio respiro che non possono che procedere dall’alto verso il basso (le singole aziende sono attori troppo deboli e parziali per intervenire al livello di complessità e sistematicità richiesto).
Durante la COP 22 l’Italia ha dichiarato che contribuirà per 50 milioni di dollari a uno stanziamento da 4,7 miliardi di dollari che i paesi ricchi hanno destinato ai paesi africani, per aiutarli a combattere il riscaldamento globale. Questi fondi tuttavia sono gli stessi che l’Italia avrebbe impegnato nella cooperazione allo sviluppo per cui di fatto si tratterebbe di un trasferimento da un capitolo all’altro. Una scelta di questo tipo non sarebbe negativa in sé, ma un conto è collocarla all’interno di una visione strategica di ampio periodo e con obiettivi alti, altro conto è usarla come mera scelta tattica, così come è accaduto a Marrakech.

Per pianificare una seria transizione ecologica del sistema produttivo italiano la prima cosa che occorrerebbe fare è la creazione di un’alleanza di scopo tra fondazioni bancarie, fondazioni di imprese e centri di ricerca.
La seconda strategia dovrebbe riguardare l’investimento sul capitale umano. Attualmente abbiamo Università e Centri di ricerca che formano studenti e svolgono analisi molto avanzate relativamente a singole parti del tema complessivo, manca tuttavia una visione ampia e un dialogo con il mondo delle imprese che crei unione tra teoria e applicazioni pratiche. Per sviluppare questo dialogo occorrono enti intermedi capaci di produrre ricerche orientate alla decisione e basate su casi studio, enti che facilitino le alleanze tra centri di ricerca, politica e mondo delle imprese. Per fare esempi pratici si può segnalare il caso di Milano dove si potrebbe attuare una strategia per la decarbonizzazione della città che dia un orizzonte sistemico a quanto attori o decisori hanno annunciato in campi come le energie rinnovabili e la mobilità sostenibile.
La terza strategia per la transizione all’economia ecologica riguarda la finanza. Grandi soggetti come il Parlamento europeo e i fondi sovrani degli Stati del Nord Europa stanno orientando le proprie decisioni verso una finanza etica, attenta agli impatti ambientali e sociali (il più attivo è il fondo sovrano norvegese, il più grande del mondo). Anche a livello privato vi sono iniziative di notevole interesse: in Olanda l’istituto “municipale” BNG Bank ha emesso bond per un miliardo di euro destinati a finanziare le 92 associazioni di social housing locale giudicate maggiormente sostenibili (secondo le valutazioni in merito agli aspetti ambientali e sociali degli edifici coinvolti) con un focus sui quelle che operano nei quartieri più disagiati; il 40% degli acquirenti dei bond è tedesco, circa il 20% viene dalla Francia,. mentre gli italiani sono assenti.
Il sistema finanziario nella nostra nazione, con rare eccezioni (Intesa San Paolo, alcuni fondi pensione), è in grandissimo ritardo e sul tema della transizione verso l’economia ecologica si colloca ad un livello ancora inferiore a quello del sistema industriale. Nel caso dei finanziamenti orientati verso la sostenibilità ambientale e sociale l’unico spazio immediato che pare percorribile in Italia è quello che proviene dal basso, dall’allargamento e dalla diffusione di iniziative di attori privati; la finanza francese sta provando a muovere i primi passi nel nostro Paese con questo spirito, e al momento iniziative simili vanno seguite con molta attenzione.

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Intervento nell’ambito del seminario di EStà Panorama green jobs: strategie di incontro tra domanda e offerta. Milano 5 dicembre 2016.

Produrre cibo altera il nostro clima?

© Chester Holme, Jack Wills

Il sistema alimentare è uno dei principali responsabili dell’emissione di gas serra. La letteratura scientifica arriva ad attribuirgli a livello globale un contributo fino al 57% delle emissioni totali. Lo speciale descrive quali sono i contributi delle diverse componenti del sistema agroalimentare e riassume i dati disponibili dalla scala nazionale a quella locale.

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Milano Sostenibile

© Goncalo Viana, Fnac limited edition notebooks

Un vademecum di politiche urbane sul tema della sostenibilità ambientale rivolto agli amministratori locali. Composto da una panoramica sulle migliori azioni realizzate da città italiane ed europee e dalla descrizione delle fonti di finanziamento utilizzate. L’ultima parte presenta lo stato dell’arte della città di Milano relativamente a mobilità, gestione dei rifiuti urbani, consumo di suolo.

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