Il cibo come chiave di volta per la sostenibilità e la resilienza delle città.
La sostenibilità dei sistemi alimentari è fortemente influenzata dall’organizzazione urbana del mondo: dal 2008 più della metà della popolazione umana vive nelle città, ecosistemi che dipendono da altri territori sia per acquisire ciò di cui hanno bisogno per esistere (energia, acqua, suolo, cibo), sia per smaltire ciò che non hanno completamente metabolizzato (rifiuti, scarti, emissioni). Al contempo, le città sono anche il luogo degli squilibri tra la produzione della ricchezza misurata con il PIL e la molteplicità delle dimensioni del benessere, della sostenibilità e della resilienza dei sistemi sociali e ambientali rispetto agli shock esterni.
In questo contesto, la prima parte del libro affronta le dimensioni fondamentali dei cicli agroalimentari, che rappresentano un elemento cruciale del metabolismo urbano e delle sue componenti sociali, economiche e ambientali e vanno dunque trattati come una “infrastruttura urbana” al pari di altri temi quali i servizi sociali, i trasporti pubblici, la gestione dei rifiuti e delle acque. Sono cioè un elemento costituivo della città, che si intreccia con i diritti e i bisogni di base, con gli stili di vita individuali, con le culture, con gli aspetti strutturali dell’organizzazione socioeconomica e con le loro relazioni con il contesto ambientale.
In quanto “infrastruttura urbana”, il cibo presuppone anche un approccio strategico, una Food Policy – per usare il nome dato alle politiche relative al cibo in contesti anglosassoni – che abbia come obiettivo quello di esplicitare una visione, favorire l’integrazione di temi e strumenti, promuovere processi multi-attoriali, facilitare l’assunzione di corresponsabilità da parte di questi stessi attori e, in quest’ottica, tendere a dotarsi di meccanismi di verifica degli effetti delle azioni in rapporto alla visione iniziale.
Nella seconda parte del testo, che deriva da un’analisi di un centinaio di esperienze di politiche urbane per il cibo, si intende fornire una serie di stimoli per l’attivazione di tali politiche, mostrandone la concreta fattibilità attraverso alcune chiavi di lettura definite durante l’esperienza portata avanti da EStà per la formulazione della Food Policy della città di Milano. Si rileggono dunque le esperienze di città quali Almere, Amsterdam, Bristol, Gent, Londra, Malmö, Melbourne, Milano, New York, Toronto, San Francisco e Vancouver attraverso dieci macro-ambiti (governance, educazione, spreco, accesso, benessere, ambiente, agroecosistema, produzione, commercio, finanza e fisco), allo scopo di sintetizzare la complessità del mondo del cibo nelle città, facilitando così l’analisi delle sue molte componenti.
L’attenzione è concentrata maggiormente su casi europei e nordamericani, sia perché sono quelli in cui si sviluppano maggiormente forme di collaborazione tra sperimentazioni sociali e istituzioni, sia perché considerati i contesti di città “mature” dal punto di vista del loro sviluppo non solo fisico ma anche istituzionale e socioeconomico. Non si dimenticano però le molteplici esperienze latinoamericane, africane e asiatiche in cui la relazione tra cibo e città è declinata soprattutto in termini di sicurezza alimentare connessa ai temi delle povertà e dello sviluppo economico.