ANNO

2023

TEAM

Andrea Calori, Bianca Minotti, Chiara Pirovano, Francesca Federici, Massimiliano Lepratti

I modelli alimentari sono cambiati drasticamente negli ultimi cinquant’anni, rappresentando una minaccia per la salute e il benessere delle popolazioni e dell’ambiente. Una persona su nove soffre la fame o risulta malnutrita mentre, allo stesso tempo, una su tre è obesa o in sovrappeso, dando luogo al ben noto “triplo carico di malnutrizione” (Global Nutrition Report, 2020). Questo termine, infatti, si riferisce alla coesistenza di malnutrizione (crescita stentata e deperimento), carenze di micronutrienti (spesso definita fame nascosta) e sovranutrizione (sovrappeso e obesità). L’insicurezza alimentare, spesso associata ai contesti in via di sviluppo, occupa oggi uno spazio sempre più ampio nei contesti economicamente sviluppati.

In Europa, la crisi economica, gli alti tassi di disoccupazione, l’aumento della povertà assoluta e relativa e una recente crisi pandemica con un impatto devastante sulla salute umana e sulla sicurezza sociale hanno portato a un aumento del numero di persone che non sono in grado di accedere a cibo quantitativamente e qualitativamente sufficiente per le loro esigenze nutrizionali e preferenze alimentari (Eurostat, 2020). Nel 2019 un cittadino su cinque in Europa era a rischio di povertà ed esclusione sociale, con il 6,8% della popolazione europea (quasi 27 milioni di persone) che non poteva permettersi un pasto a base di carne, pesce o l’equivalente vegetariano, ogni due giorni. Nel 2022, la crisi economica in atto e le conseguenze sociali del covid19 si sono fatte sentire: 95,3 milioni di persone nell’UE erano a rischio di povertà o esclusione sociale, pari al 21,6% della popolazione totale. Le donne, i giovani adulti di età compresa tra i 18 e i 24 anni, le persone con un basso livello di istruzione e i disoccupati avevano in media maggiori probabilità di essere a rischio di povertà o esclusione sociale rispetto ad altri gruppi. Nel 2022, l’8,3% della popolazione dell’UE non poteva permettersi un pasto a base di carne, pesce o un equivalente vegetariano ogni due giorni.

La complessità della povertà alimentare risiede nella sua concatenazione con altre povertà: un approccio che consideri l’assistenza agli individui in modo olistico e sistemico può aiutare a raggiungere una maggiore sostenibilità nelle politiche contro la povertà alimentare. Secondo la FAO, la povertà alimentare si compone di quattro dimensioni fondamentali: 1. la disponibilità fisica di cibo: determinata dai livelli di produzione e commercio alimentare; 2. l’accesso fisico ed economico al cibo: determinato dai livelli di reddito e dall’andamento dei prezzi di mercato, ma anche dalla vicinanza geografica a cibo fresco e di qualità; 3. l’utilizzo: inerente alla qualità e all’adeguatezza nutrizionale del cibo consumato per una dieta sana e ad altri fattori non alimentari come i servizi igienico-sanitari, l’acqua, eccetera; 4. la stabilità: relativa alla necessaria continuità dell’accesso fisico e materiale a un’alimentazione adeguata che può essere resa discontinua a causa di fattori politici, economici e/o ambientali. Ognuna di queste dimensioni influenza ed è influenzata da diversi fattori presenti all’interno del sistema alimentare, ma anche dalla concatenazione con tanti altri fattori che hanno un impatto sulla vita quotidiana: salute, condizioni abitative, lavoro e relazioni umane. Ad esempio, è noto che le difficoltà economiche non solo portano a ridurre il numero di pasti consumati quotidianamente, ma anche la qualità dei pasti, con un evidente impatto sulla salute. Solo guardando alla povertà alimentare come a una delle componenti di un sistema più ampio di vulnerabilità sarà possibile comprendere la complessità del problema e trovare soluzioni coerenti. In questo senso, il cibo è un punto di accesso per le altre vulnerabilità che portano gli individui a trovarsi in contesti di marginalità di vario tipo.

La povertà alimentare è quindi un fenomeno multidimensionale: accanto agli aspetti materiali ci sono aspetti immateriali altrettanto importanti. Questi ultimi riguardano l’alimentazione nelle sue dimensioni sociali e psicologiche, come gli aspetti culturali e tradizionali che fanno sì che il significato di “qualità” vari tra Paesi, regioni, città e famiglie. In questo caso, una dieta di qualità è concepita come una dieta sostenibile, ovvero una dieta che cerca di essere adeguata dal punto di vista nutrizionale, culturalmente accettabile, economicamente accessibile e a basso impatto ambientale. Quindi, ogni contesto ha bisogno di una dieta diversa, così come ogni famiglia deve essere in grado di consumare il cibo che soddisfa le proprie esigenze anche in condizioni di vulnerabilità.

Se consideriamo la povertà alimentare come un fenomeno concatenato con altre povertà, le condizioni occupazionali e abitative sono tra le più importanti, perché l’aumento o la diminuzione di una fragilità in una di queste aree può influenzare il miglioramento o il peggioramento delle condizioni di povertà alimentare. Variabili come l’occupazione o la disoccupazione, il reddito medio pro capite e la frequenza dei movimenti degli individui tra gli status del mercato del lavoro sono tutti parametri essenziali per comprendere appieno il livello di povertà generale, ma anche e soprattutto di povertà alimentare. Allo stesso modo, lo sono anche la capacità di permettersi una casa e le condizioni dell’abitazione.

Sono tanti I fattori concatenati alla povertà alimentare che influenzano e sono influenzati da essa. Il report approfondisce il tema nel capitolo 2.