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Politiche alimentari urbane per città sostenibili

9 Gennaio 2017

© Terence Eduarte, 2016
© Terence Eduarte, 2016
 
In questo articolo ci occupiamo dell’urgenza per una città di dotarsi di una politica alimentare, degli strumenti utili per attuarla e di alcune modalità di applicazione nel mondo. Il sistema alimentare di una città si presenta come specchio di diverse problematiche, strettamente correlate con gli aspetti della vita quotidiana dei cittadini – organizzati o singoli – con le politiche messe in atto dai soggetti privati, con le iniziative del terzo settore e con le competenze e gli ambiti di intervento del governo locale. Alcuni esempi di tali problematiche sono: il benessere, quindi le relazioni del cibo con la salute e gli stili di vita; l’educazione, ovvero lo sviluppo della consapevolezza relativamente al tema dell’alimentarsi; o ancora l’ambiente e l’agroecosistema, dunque le implicazioni che il ciclo alimentare ha con l’aria, l’acqua, il suolo, le interazioni con il territorio e il paesaggio; la finanza, dunque gli investimenti e i meccanismi fiscali legati al sistema alimentare. Risulta evidente che per trattare queste problematiche non basta pensare ad interventi settoriali che coinvolgano pochi attori o addirittura la sola pubblica amministrazione; serve piuttosto una strategia, una politica alimentare urbana (che nei contesti anglosassoni viene abitualmente definita come Food Policy o Food Strategy), che si occupi di portare il sistema alimentare della città verso una situazione di maggiore sostenibilità, decidendo le modalità con cui una comunità coltiva il cibo, lo consuma, lo studia, ne discute, ne legifera. Una politica alimentare urbana deve esplicitare una visione (quanto più possibile condivisa), definire gli obiettivi che concorrono a concretizzarla, dotarsi di strumenti per realizzare gli obiettivi definiti e misurarne la realizzazione. Si tratta di una forma di politica relativamente nuova, di cui un Ente Locale si dota volontariamente al fine di mettere a sistema tutte le attività legate al cibo promosse dai diversi attori della città; per questo, alle rappresentanze istituzionali esistenti che si occupano tendenzialmente di temi di settore, spesso si affiancano i Consigli del Cibo (Food Council), strumenti importanti per definire e sviluppare una politica alimentare. Pur variando sensibilmente a seconda delle specificità locali, in generale i Consigli del Cibo sono costituiti da gruppi di attori coinvolti a vario titolo nel sistema alimentare (soggetti della filiera, consumatori, associazioni e terzo settore, soggetti istituzionali). Questi attori incrociano competenze e interessi – anche molto diversi tra loro – con lo scopo di esaminare il funzionamento del sistema alimentare (dal livello locale a quello regionale e statale) per indirizzarlo verso una condizione di maggiore sostenibilità economica, sociale e ambientale. Per portare avanti una politica alimentare non è obbligatorio creare un Consiglio del Cibo, ma in molte città del mondo la formalizzazione di queste strutture è indicata come uno degli obiettivi specifici del processo di costruzione della politica alimentare; questo sia per questioni di efficienza dei processi – anticipare i conflitti tramite l’apertura di dialoghi pubblici fino dalle fasi di impostazione preliminare delle politiche – sia per questioni di efficacia delle azioni – includere più punti di vista per facilitare l’assunzione di co-responsabilità da parte di tutti. Le declinazioni che una politica alimentare assume in diversi contesti urbani nel mondo, sono interessanti per capire le diverse urgenze. In particolare riportiamo alcuni esempi relativamente a quattro tematiche – sprechi, accessibilità, produzione e socialità – che ci paiono interessanti anche per il contesto italiano.